La comunicazione scuola famiglia

La Comunicazione scuola-famiglia: un’alleanza educativa per lo sviluppo del bambino nel Pensiero di Jacqueline Bickel

La relazione tra scuola e famiglia costituisce un pilastro fondamentale per l’efficacia del percorso educativo di ogni bambino. Jacqueline Bickel, nel suo approccio pedagogico, delinea un modello di comunicazione e collaborazione che riconosce le specificità di entrambi gli attori – genitori e insegnanti – e ne enfatizza il potenziale sinergico. La chiave di volta di questa alleanza risiede nella capacità degli insegnanti di assumere un ruolo di consulenti professionali, informando e guidando le famiglie, pur rispettando la loro autonomia decisionale.

Bickel parte da una premessa realistica: i genitori sono, “in genere, educatori non professionisti ed è possibile che possano intraprendere vie sbagliate”. Questa affermazione non è un giudizio, ma la constatazione della naturale complessità del ruolo genitoriale, che spesso si svolge senza una formazione specifica. Gli insegnanti, al contrario, sono dei professionisti, la cui preparazione pedagogica, psicologica e didattica “può mettere le famiglie al riparo da possibili errori”. Questa differenza di expertise rende “importante che gli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria assumano anche il compito di informare le famiglie, ricercandone la collaborazione e l’integrazione”. L’insegnante, pertanto, non è solo un trasmettitore di conoscenze in aula, ma un mediatore essenziale tra la professionalità educativa e il contesto familiare.

Tuttavia, il ruolo di consulente richiede una modalità relazionale specifica. Gli insegnanti, pur con la loro preparazione, “non devono però mai salire in cattedra”. Questa metafora evoca l’immagine di un approccio autoritario o giudicante, che risulterebbe controproducente. Al contrario, devono “dimostrare soltanto la propria preparazione e la disponibilità all’aiuto, offrire le proprie proposte in modo obiettivo e senza insistere troppo, lasciando alla famiglia tutta la responsabilità della scelta”. Questo equilibrio è cruciale: l’insegnante offre un supporto basato su conoscenze scientifiche e metodologiche, presentando opzioni e strategie, ma la decisione finale e l’attuazione pratica spettano ai genitori, nel rispetto della loro autonomia e della specificità del contesto familiare. Si tratta di un dialogo paritario, dove l’esperienza professionale si fonde con la conoscenza profonda che i genitori hanno del proprio figlio.

Un ambito privilegiato di questa collaborazione è l’illustrazione ai genitori dei contenuti del portfolio. Questo strumento, che documenta il percorso di apprendimentoApprendimento 'Il SNC non sarebbe in grado di sviluppare in modo autonomo, solo sulla spinta offerta dal DNA, tutte le sue potenzialità di pensiero e di linguaggio, come talora dà l'impressione di fare e come spesso viene erroneamente ritenuto. Sarà invece compito di ogni bambino attivare all'interno del proprio SNC queste potenzialità, con la costruzione di circuiti fra neuroni e ulteriori circuiti fra circuiti gi? formati, finendo anche col modificare intensamente dal punto di vista funzionale tutta la struttura nervosa disponibile. Questo attivo processo di costruzione si identifica con l'apprendimento. Apprendimento che ha luogo continuamente e intensamente soprattutto nei primi anni, durante ogni momento di veglia. Sostituire il concetto di sviluppo con il concetto di costruzione non è soltanto un gioco di parole, ma un modo di orientare in forma completamente diversa l'ottica e il compito dell'educazione e dell'insegnamento. Infatti, mentre l'idea di sviluppo si ricollega alla graduale comparsa di qualcosa che è predestinata già fino dal concepimento, l'idea di costruzione comporta la riconsiderazione e la valorizzazione dell'opera degli educatori e di tutto il contesto ambientale che circonda il piccolo. ', 4578 e sviluppo del bambino, diventa un’occasione per “richiedere il loro contributo soprattutto per la costruzione delle intelligenze personali e pratiche”. Il portfolio, infatti, non è solo una raccolta di lavori scolastici, ma un punto di partenza per una riflessione congiunta sugli progressi del bambino in diverse aree. In questo contesto, l’insegnante può “suggerire l’importanza dell’autonomia personale, domestica e operativa”, aspetti che, se stimolati in famiglia, promuovono l’ordine e il rispetto delle regole.

Bickel sottolinea un principio pedagogico fondamentale: “Il piacere verso l’ordine e il rispetto delle regole deve iniziare a formarsi all’interno del nucleo familiare, per poi essere esteso al gruppo sociale allargato in ambito scolastico”. La famiglia, in quanto primo ambiente di socializzazione, ha il compito primario di instillare questi valori. L’ordine nell’ambiente domestico, la gestione autonoma di piccole mansioni, il rispetto delle routine e delle norme familiari creano le premesse per un’integrazione serena e produttiva nell’ambiente scolastico, dove le regole sono condivise e la convivenza con il gruppo richiede autodisciplina. La scuola, in questo senso, agisce come estensione e consolidamento di ciò che è stato seminato in famiglia.

La visione di Jacqueline Bickel sulla comunicazione scuola-famiglia è un invito a costruire un’autentica alleanza educativa. L’insegnante, forte della sua professionalità, agisce come guida e consulente, informando e proponendo strategie, ma sempre nel rispetto dell’autonomia e della responsabilità genitoriale. Questa partnership è essenziale non solo per la trasmissione di conoscenze, ma soprattutto per lo sviluppo integrale del bambino, promuovendo autonomie pratiche e un senso civico che, partendo dal calore del focolare domestico, si estende armoniosamente al più vasto contesto sociale e scolastico, formando individui equilibrati e consapevoli.

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