….. Ricordando la dott.ssa Jacqueline Bickel a Livorno
Il ricordo che insieme alle colleghe abbiamo ricostruito riguarda i 20 anni di operato della dott.ssa Bickel a Livorno , anni compresi tra la fine degli anni 60 e quella degli anni 80.
In tutto questo periodo svolse attività clinica nel servizio di riabilitazione per l’età evolutiva dove ha sempre rivestito il ruolo di consulente logopatologa occupandosi di disturbi del linguaggio e formando il gruppo di lavoro di cui io ho fatto parte. Ma nello stesso tempo maturò anche le sue innovative teorie sull’educazione e l’apprendimentoApprendimento 'Il SNC non sarebbe in grado di sviluppare in modo autonomo, solo sulla spinta offerta dal DNA, tutte le sue potenzialità di pensiero e di linguaggio, come talora dà l'impressione di fare e come spesso viene erroneamente ritenuto. Sarà invece compito di ogni bambino attivare all'interno del proprio SNC queste potenzialità, con la costruzione di circuiti fra neuroni e ulteriori circuiti fra circuiti gi? formati, finendo anche col modificare intensamente dal punto di vista funzionale tutta la struttura nervosa disponibile. Questo attivo processo di costruzione si identifica con l'apprendimento. Apprendimento che ha luogo continuamente e intensamente soprattutto nei primi anni, durante ogni momento di veglia. Sostituire il concetto di sviluppo con il concetto di costruzione non è soltanto un gioco di parole, ma un modo di orientare in forma completamente diversa l'ottica e il compito dell'educazione e dell'insegnamento. Infatti, mentre l'idea di sviluppo si ricollega alla graduale comparsa di qualcosa che è predestinata già fino dal concepimento, l'idea di costruzione comporta la riconsiderazione e la valorizzazione dell'opera degli educatori e di tutto il contesto ambientale che circonda il piccolo. ', 4578, teorie che ho sentito sono così bene applicate da tutti voi con il metodo Galileo.
La dott.ssa Bickel aveva iniziato la sua attività presso il “Centro Spastici” dell’AIAS .
A quel tempo gli utenti del servizio erano prevalentemente bambini e ragazzi con paralisi cerebrale infantile, che spesso presentavano plurihandicap, tra cui ipoacusia e lei si dedicava all’elaborazione ma anche applicazione dei percorsi riabilitativi insieme alle due ortofoniste. Colpiva, da subito, la sua disponibilità, l’impegno nella ricerca di strategie, e la capacità di rapportarsi a quei pazienti tanto impegnativi.
La sua formazione specialistica e le competenze maturate nel campo della sordità infantile fecero si che il suo gruppo di lavoro divenisse punto di riferimento cittadino per molte famiglie e un notevole numero di ragazzi furono seguiti per molti anni. Tanti genitori le sono stati sempre riconoscenti per il supporto ricevuto e l’hanno ricordata a lungo.
Nel frattempo, anche per il passaggio al servizio pubblico (Consorzi Socio-sanitari) la casistica si espanse e così pure il numero di operatori che si occupavano di disturbi di linguaggio.
In quel periodo la dott.ssa fu consulente oltre che a Livorno, a Cecina e Piombino e nelle tre strutture iniziò a “formare” quelle operatrici che riunitesi successivamente a Livorno, dal 1976 cominciarono a costituire un vero e proprio “settore Logopedia”.
Eravamo 6 “terapiste” con formazioni eterogenee, ma divenimmo grazie alla sua guida, un gruppo di “vere” “logopediste”: la nostra giovane età ci metteva inizialmente in una condizione di soggezione nel rapportarsi alla sua autorevolezza ma lei si mostrava disponibile e generosa nel trasmetterci le conoscenze che man mano acquisiva con le sue ricerche e studi internazionali. Lo scambio e il confronto erano costanti: verificava insieme a noi la validità delle sue idee nell’applicazione pratica e nelle risposte dei bambini agli interventi, metodo che, come avete detto, ha continuato ad applicare. Spesso interagiva lei stessa con i bambini, dimostrando anche grande capacità empatica .
Abbiamo avuto da lei nel tempo un aggiornamento permanente: ci ha trasmesso la sua visione innovativa della riabilitazione del linguaggio, cioè il tenere conto non solo della difficoltà, ma del bambino nella sua totalità, negli aspetti cognitivi, emotivi e relazionali. In quest’ottica introdusse, in modo sperimentale anche i trattamenti di gruppo.
In pochi anni nei servizi avvennero molti cambiamenti e si avvicendarono diversi direttori non sempre in grado di riconoscere il valore della nostra dottoressa, tuttavia il gruppo diveniva sempre più competente e apprezzato a livello cittadino tanto che negli anni 80, insieme a lei facevamo formazione in asili nido, scuole dell’infanzia ed elementare portando le teorie sull’apprendimento e le metodologie di insegnamento che andava elaborando .
Anche recentemente è capitato di incontrare insegnanti che hanno ricordato con entusiasmo alcuni percorsi fatti sotto la sua guida, ad es. la innovativa sperimentazione dei sussidi per l’acquisizione del concetto di numero, come le carte con le configurazioni classiche e non, per la cardinalità e la classificazione, e i cartelloni per la comprensione delle relazioni numeriche , materiali che sono poi entrati nella loro routine didattica per l’efficacia dimostrata.
Gli anni “80 furono quindi quelli in cui la Bickel estese la sua attenzione all’educazione e alla prevenzione e concretizzò le sue idee con la pubblicazione di “L’educazione formativa” (1982) e delle schede “Impariamo a parlare”(1988), recentemente (2014) fusi nell’ultima sua pubblicazione “Insegnare a parlare”; nel periodo della stesura di quei libri siamo orgogliose di essere state coinvolte come ascoltatrici/lettrici. Il privilegio di riflettere con lei durante lo sviluppo del suo lavoro si ripeté, in seguito con “Il bambino con dist. di linguaggio”.
I suoi testi e le sue teorie sono rimasti per noi punto di riferimento importante e ancora oggi, nelle occasioni formative che talvolta abbiamo con insegnanti vengono proposte elaborazioni di alcuni contenuti che risultano tutt’oggi attuali e necessari.
(Ad es. le competenze linguistiche, gli usi cognitivi del linguaggio, fra cui il linguaggio narrativo con la proposta delle storie in immagini, poco utilizzate nella scuola.)
Nel tempo il nostro rapporto divenne molto più familiare e dopo il suo allontanamento da Livorno siamo rimaste per molti anni in contatto, seguendo da lontano i suoi nuovi percorsi. Ora ci rammarichiamo di non aver saputo farle sentire il nostro affetto, proprio nel momento in cui è stata più sola.
Non dimentichiamo quanto ha contribuito alla nostra crescita personale e professionale e siamo orgogliose di averla affiancata in quel periodo in cui ha maturato quelle sue teorie sull’insegnamento /apprendimento che hanno portato tanti frutti .
Adriana Pacini, Diana Segrè, Marina Carlesi, Giovanna Pucci, Nadia Cecconi, Patrizia Costa
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