Ben essere e successo 0-6 anni: parte prima

Ben essere e successo 0-6 anni: parte prima – il primato della persona

di Giuliano Giuntoli

La comunità umana nel suo insieme e nelle diverse articolazioni e componenti è impegnata ad assicurare alle nuove generazioni condizioni ottimali che favoriscano ad esse l’ottimizzazione delle potenzialità in ordine al ben essere ed al successo personalizzati.

In questa prospettiva gli studiosi e gli specialisti di questa fascia di età sono alla ricerca dei percorsi formativi che garantiscano il conseguimento di questi obiettivi, quindi con l’apporto della neuropsicologia e delle scienze umane definiscono e ridefiniscono gli obiettivi, i contenuti, le metodologie e le tecniche che meglio rispondono a queste finalità.

È in tale prospettiva che si pone il progetto di riferimento, il quale, come si può ben intendere non può essere svolto e condotto soltanto dal sottoscritto, ma da un’équipe multi specialistica integrata.

Questo progetto, come ogni progetto che tratta contenuti complessi, infatti, richiede la definizione degli attori, degli obiettivi e delle relative priorità, delle linee guida, della modalità istituzionale di operare, della individuazione delle strategie efficienti ed efficaci, del monitoraggio e della verifica, ecc.

Il presente percorso perciò, prevedendo aspetti relativi ai fondamentali della persona e ad aspetti attinenti agli apprendimenti – e di questi anche la costruzione degli automatismi, delle strumentalità di base -, non può essere trattato in questo breve scritto, tanto meno soltanto dal sottoscritto; richiede trattazioni ben più ampie ed interventi di altri specialisti.

In questo breve contributo, mi pongo l’obiettivo di sottoporre alla riflessione di genitori, educatori dei Nidi e Insegnanti della Scuola dell’Infanzia il fattore che costituisce il fondamento di ogni percorso formativo riguardante gli individui di qualsiasi età e, a maggior ragione dei bambini dell’età considerata: il primato dell’essere, dell’individuo, della persona.

Il processo di formazione nei primi sei anni di vita, periodo e percorso vede coinvolti sicuramente i genitori insieme alle educatrici dei Nidi e alle insegnanti della Scuola dell’Infanzia.

Una carenza di questo articolo è la non trattazione della vita intrauterina con riferimento ai fattori che tendono a favorire lo sviluppo delle strutture funzionali ottimali che iniziano al concepimento e che si proiettano sulla vita successiva.

È orami ampiamente condiviso, come dimostrano le sempre più numerose ricerche condotte negli ultimi decenni, l’importante ruolo che hanno i primi anni di vita nello specifico 0-6, ed in modo del tutto particolare 0-3/4, ai fini della costruzione delle strutture che consentiranno la realizzazione delle competenze nelle altre fasi della vita. Certamente sarebbe un grave errore pensare che siamo di fronte ad un mero ed inevitabile determinismo, ma certo che quanto viene raggiunto in queste prime fasi nelle funzioni bio psico sociali tendono a connotare le caratteristiche e le conquiste che successivamente verranno a realizzarsi.

La consapevolezza di questo dato di realtà deve stimolare gli operatori impegnati in famiglia e nelle altre strutture formative, a coglierne il rilievo in modo da adottare le strategie e le modalità operative che assicurino ad ogni neonato la costruzione del ben essere e del successo relativo a questa fasce evolutiva e quindi alla prosecuzione della loro costruzione nelle altre età della vita.

In sintesi, attualmente non si dà nella vita adolescenziale, adulta o anziana ciò che non sussiste nell’individuo fin dal concepimento e quindi dalla nascita. Ciò non vuol negare la possibilità che in futuro la scienza non sia in grado di fare interventi di innesto, impianto o recupero. Attualmente, quindi, la comunità tutta è opportuno che si impegni, ad offrire le migliori opportunità per i risultati più elevati nel ben essere e nel successo di ogni singolo cittadino. Questo quadro operativo non esclude il processo creativo che poi si realizza in età successive dell’esistenza.

Anche la diatriba sul ruolo di fattori genetici e di fattori ambientali ha abbandonato ormai posizioni estreme, pervenendo alla condivisione del ruolo dei fattori ambientali indispensabili per assicurare la realizzazione delle disponibilità fornite dal DNA. A questo riguardo risulta indispensabile, per le funzioni di cui ci occupiamo, sostituire la parola sviluppo con il termine costruzione. La parola sviluppo appare particolarmente utile per evitare responsabilità e impegno formativo: se tutto avviene per sviluppo significa che se certe competenze non si costruiscono, la mancata costruzione dipende esclusivamente dal DNA, non dipende dalla carenza di stimoli o dalla non adeguatezza degli stimoli stessi che sono forniti dai contesti di vita. Nella realtà dei processi, invece, in cui le competenze si costruiscono, i formatori sono continuamente impegnati a riflettere sugli stimoli offerti e sull’adeguatezza delle strategie utilizzate nel processo in cui si conduce il piccolo di uomo

In definitiva, trattandosi di esseri umani, si fa riferimento alle funzioni di cui ogni individuo dispone fin dal concepimento e di cui si cerca di conoscere la costruzione continua di tutte le funzioni o, se preferiamo, di tutte le intelligenze di cui ha ricevuto i nuclei al momento del concepimento.

Perciò l’attenzione dei formatori è rivolta a realizzare contesti educativi e offrire stimoli che riguardino tutte le intelligenze, sette nella metafora gardneriana; sarà poi il singolo individuo a scegliere, successivamente, quella o quelle intelligenze da privilegiare nel suo percorso di vita. La mancata costruzione di una o più intelligenze, oltre a non consentire l’integrazione efficace fra di esse, riduce nel soggetto le possibilità di scelta nelle fasi successive della vita, perché non sempre possiamo recuperare tutto ciò che non è stato costruito nelle prime età dell’esistenza (es. la competenza linguistica).

In questo quadro di riferimento, il primo e più importante fondamentale che sostiene il percorso formativo, e anche il percorso della vita di ciascun individuo, è la concezione che si ha appunto dell’essere umano. Ciò riguarda anche i bambini dell’età considerata sia sul versante della modalità di approccio da parte dei genitori e degli educatori, sia nella auto percezione e auto concezione che i bambini riescono a costruire fin da questa fascia di età.

In una ipersemplificazione, possono essere prese in considerazione due modalità di approccio al concetto di essere umano: organismo dotato di funzioni bio psico sociali interconnesse oppure persona.

Essenziale alla costruzione di un’elevata concezione di sé e degli altri, umanamente significativa è l’approccio che gli educatori hanno e, nello specifico:

Se io genitore/educatore concepisco l’essere umano come un’aggregazione di funzioni, allora agirò e, anche inconsapevolmente, insegnerò al piccolo che ciò che è più importante nella vita sono le singole funzioni, la loro interconnessione, il livello prestazionale che raggiungo nelle diverse funzioni.

Se, invece, concepisco ogni individuo a qualsiasi età e quindi anche il bambino come titolare di un principio ordinatore che trascende le singole funzioni e anche la loro interconnessione, in definitiva, l’essere, l’individualità, la persona.

Questa concezione è estremamente pericolosa sia sul piano formativo della costruzione di un buon Sé, ma anche ai fini della costruzione di un buon Altri. Se io ritengo di essere le mie funzioni, allora mi attribuisco valore in base alle funzioni, perciò io posso avere maggiore o minore valore e anche gli altri verranno misurati in base ai loro livelli funzionali, perciò avranno maggiore o minore valore in relazione a queste. In questa prospettiva, perciò possono io posso essere inferiore a me stesso se perdo le funzioni o parte della loro efficacia. Perciò, per il ben essere dei bambini, quindi dei futuri adulti è indispensabile che i formatori, genitori, educatori dei Nidi e insegnanti della Scuola dell’Infanzia, abbiano un approccio al soggetto come essere, come persona che dispone di funzioni, che non si identifica le funzioni.

Perciò, per il ben essere dei bambini, quindi dei futuri adulti è indispensabile che i formatori, genitori, educatori dei Nidi e insegnanti della Scuola dell’Infanzia, abbiano un approccio al soggetto come essere, come persona che dispone di funzioni, ma che non si identifica con le funzioni.

Questa concezione consente di apprezzare il valore massimo di ogni individuo e di non avere situazioni di inferiorità o superiorità per la medesima persona oppure superiorità o inferiorità fra persone diverse.

Quale percorso, quali strategie per costruire nei bambini l’approccio personologico?

Il primo passo è quello che i formatori impegnati con il bambino abbiano ben consapevolizzato questo approccio con riferimento a se stessi.

Secondo passo è quello di attribuire questa “caratteristica” ad ogni essere umano, avendo quindi la capacità di andare, di vedere sempre oltre le apparenze, le performance delle funzioni e le caratteristiche bio psico sociali.

Il terzo passo avviene in automatico: quando mi approccio ad un bambino non vengo assorbito totalmente dalle sue apparenze “caratteristiche” dalle sue performances funzionali o disfunzionali ma dal suo essere, cioè il valore di ogni bambino non sta nelle sue caratteristiche bio psico sociali, ma nel fatto che esiste come individuo umano.

Questo approccio, nella prassi formativa si traduce in apprezzamenti e modi di porsi che sottolineano principalmente la persona e non il prodotto. Del resto se io apprezzo prioritariamente od esclusivamente il prodotto, allora quando quel bambino non fornisce quel prodotto allora il suo valore si azzera, perde valore, è meno oppure niente per me e quindi lo sarà per sé.

Con questo approccio non esiste la necessità di fingere o di negare insuccessi o deficit perché non è la superdotazione cognitiva o di altra intelligenza a fare di me un individuo superiore perché il mio vero valore sta nel fatto di essere una persona e non devo aver paura di riconoscere il mio deficit cognitivo perché il mio valore sta nel fatto di essere persona, perciò non ho minor valore a motivo del mio deficit cognitivo o di altro deficit o difficoltà.

Non si stanno negando i valori delle funzioni, del resto non esisterebbe la persona se non avesse le funzioni, si tratta di riconoscere che io essere umano ho le funzioni, le so apprezzare e le utilizzo nella vita quotidiana a beneficio mio e della comunità, ma non sono le mie funzioni, costituiscono la mia identità performativa, ma non corrispondono alla mia identità costitutiva. Il ben essere ed il successo richiedono che io costruisca i livelli massimi delle mie funzioni, ma allo stesso tempo non mi esauriscono. Non siamo certo di fronte ad un minore impegno nell’abilitazione e nella riabilitazione, come potrebbe a prima vista apparire, ma siamo di fronte al massimo impegno dei formatori per assicurare alla persona – che è titolare delle funzioni – i livelli ottimali possibili, ma tali livelli non coincidono con la persona.

Sarà facile perciò, per me genitore o educatore riconoscere le condizioni funzionali effettive di ogni figlio o alunno, non avrò difficoltà a riconoscere eventuali deficit o difficoltà perché non sono queste a costituire l’identità di mio figlio o di un mio alunno; io non sono il mio livello cognitivo e neppure mio figlio si può identificare con il suo livello intellettivo e così i bambini dei Nidi e della Scuola dell’Infanzia. Potrò provare stupore e meraviglia per qualsiasi bambino se mi pongo di fronte a lui, lo apprezzo come persona, individuo unico. Mio figlio, i bambini tutti gli individui sono ben altro che le loro funzioni, sono bel oltre le loro funzioni, sono esseri che, come detto sopra, trascendono le funzioni a qualsiasi livello si manifestino, sono individui, il loro massimo valore sta nell’essere. Questo percorso porta alla piena accettazione della realtà, anche nel tempo di me genitore ed educatore man mano che le mie funzioni scemano nel tempo che passa.

I bambini, non sappiamo ancora con quali sistemi, percepiscono se li apprezziamo perché sono oppure perché hanno prodotti apprezzabili, se ricerchiamo il prodotto o la persona.

Questa appare l’unica via maestra che rende possibile processi sociali anche macroscopici come l’integrazione, l’inclusione e la partecipazione personalizzata di ogni essere umano alla vita sociale globale, perché non ci sono individui con minor valore degli altri o inutili per la comunità umana.

L’approccio personologico, inoltre, assicura all’individuo la struttura dalla quale origina la gioia di vivere, affrancandola dalle condizioni mutanti delle funzioni bio psico sociali.

In sintesi, i genitori, gli educatori dei Nidi e gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia sono impegnati al massimo per garantire a tutti i bambini livelli ottimali in tutte le intelligenze/funzioni, con un impegno quotidiano e totale, per assicurare il livello più elevato possibile della qualità della vita, nella consapevolezza che il loro valore effettivo trae origine dalla realtà dell’”essere” dei bambini.

Pubblicato il 2014-06-22
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