Il metodo induttivo e personalizzazione dell’apprendimento

Il metodo induttivo e la personalizzazione dell’apprendimentoApprendimento 'Il SNC non sarebbe in grado di sviluppare in modo autonomo, solo sulla spinta offerta dal DNA, tutte le sue potenzialità di pensiero e di linguaggio, come talora dà l'impressione di fare e come spesso viene erroneamente ritenuto. Sarà invece compito di ogni bambino attivare all'interno del proprio SNC queste potenzialità, con la costruzione di circuiti fra neuroni e ulteriori circuiti fra circuiti gi? formati, finendo anche col modificare intensamente dal punto di vista funzionale tutta la struttura nervosa disponibile. Questo attivo processo di costruzione si identifica con l'apprendimento. Apprendimento che ha luogo continuamente e intensamente soprattutto nei primi anni, durante ogni momento di veglia. Sostituire il concetto di sviluppo con il concetto di costruzione non è soltanto un gioco di parole, ma un modo di orientare in forma completamente diversa l'ottica e il compito dell'educazione e dell'insegnamento. Infatti, mentre l'idea di sviluppo si ricollega alla graduale comparsa di qualcosa che è predestinata già fino dal concepimento, l'idea di costruzione comporta la riconsiderazione e la valorizzazione dell'opera degli educatori e di tutto il contesto ambientale che circonda il piccolo. ', 4578

di Jacqueline Bickel

In un precedente articolo (1) è stato puntualizzato come la libertà d’insegnamento spinga gli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria ad usare troppo precocemente il metodo deduttivo, e come ciò comporti l’inevitabile comparsa e poi crescita esponenziale dei cosiddetti DSA o disturbi specifici dell’apprendimento.

Gli insegnanti della scuola dell’infanzia e dei primi anni della scuola primaria tuttavia non devono sentirsi responsabili dell’abuso del metodo deduttivo e del conseguente mancato impianto del metodo induttivo nell’ambito delle loro sezioni o classi, finché non avranno avuto maggiori dettagli esplicativi sulle caratteristiche operative e didattiche di questo metodo.

Riepilogando, le principali differenze fra i due metodi sono rappresentate:

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  Nel metodo deduttivo dalla presentazione a tutti gli alunni di contenuti nuovi in lezioni frontali, con l’uso prevalente del linguaggio verbale sia nelle spiegazioni, sia nel fornire esempi.

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  Nel metodo induttivo invece l’insegnante deve innanzitutto controllare la costruzione della mappa episodica, contenente emozioni e comportamenti legati al formarsi delle prime autonomie e conoscenze sul mondo.

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  Inoltre deve precocemente iniziare ad arricchire utilmente la mappa episodica di ogni allievo con quelle competenze motorie pratiche, relative all’esecuzione fluida del futuro segno grafico, oltre alla costruzione del sistema dei numeri e del calcolo aritmetico. Queste competenze sono denominate automatismi, in quanto all’inizio richiedono a chi le esercita un’attenzione sempre cosciente, ma con l’uso devono essere rese automatiche, ossia essere eseguite senza aver bisogno di una particolare attenzione.

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  Sempre nel metodo induttivo infine, l’insegnante deve guidare ogni bambino a costruirsi le basi della propria mappa semantica, contenente contenuti verbali dal significato sicuro e facilmente evocabile, codificando in lingua orale il maggior numero di contenuti pratici già presenti nella sua mente, grazie alla sua crescente autonomia pratica.

Il metodo induttivo si basa sulla personalizzazione, realizzabile solo in piccolo gruppo, per armonizzare precocemente in ogni alunno le costruzioni nelle diverse intelligenze. Bisogna tener conto che oggi i bambini entrano a scuola con una notevole diversità di competenze, sia pratiche sia linguistiche, per cui appare necessaria innanzitutto una precoce precisa valutazione formativa di partenza dei punti di forza e dei bisogni individuali, allo scopo di consentire la personalizzazione dell’insegnamento infantile e primario.

La personalizzazione dell’insegnamento col metodo induttivo, può avvenire soltanto in piccolo gruppo, indispensabile soprattutto per l’educazione linguistica, dato che in questo caso si tratta non solo di far ascoltare modelli verbali che codifichino oggetti e azioni quotidiane, ma anche di dare la possibilità ad ogni bambino di riprodurre la codifica dell’oggetto usato al momento e dell’azione mentre viene compiuta.

Anche gli automatismi (2), che sono attività motorie da essere sempre verbalizzate ad alta voce da ogni bambino al momento dell’esecuzione, possono beneficiare del piccolo gruppo, ma in questo caso va tenuto presente che ogni bambino va impegnato solo per pochi minuti al giorno e quindi il piccolo gruppo può ruotare assai rapidamente, senza che ogni alunno debba per forza ascoltare e osservare l’attività svolta dai compagni.

Per eseguire l’insegnamento in piccolo gruppo è utile la compresenza di due educatori: l’insegnante titolare, cui spetta il compito dell’insegnamento induttivo, affiancato da un tirocinante che si occupi del gruppo residuo, impegnandolo in attività di motricità generale, in costruzioni a tavolino, nel disegno divergente o nella pittura, oppure in canti o filastrocche, tutte attività di tipo pratico: motorio, spaziale o musicale, che possono essere svolte tranquillamente nel grande gruppo.

La compresenza è necessaria perché i docenti inizino a familiarizzarsi con le nuove metodiche, anche se è stato visto come insegnanti volonterose, che abbiano apprezzato e assorbito mentalmente il metodo induttivo, siano riuscite a far lavorare la sezione o la classe per piccoli gruppi anche da sole, affidando la gestione dei piccoli gruppi ad alunni particolarmente abili nell’imitare l’insegnante; poi sono proprio questi alunni che beneficiano al massimo dell’attività svolta, perché si impara di più mentre si sta insegnando.

Appena un bambino entra nella struttura pubblica, sia al nido, sia alla scuola dell’infanzia, è opportuno iniziare la valutazione globale di quanto egli abbia già acquisito nei primi anni in famiglia.

Per una precisa valutazione globale nell’ambito delle sette intelligenze (Gardner) il Metodo Galileo (3) ha pronti appositi protocolli, dai quali ogni insegnante può ricavare un profilo globale personalizzato, che metta in evidenza i punti di forza o i bisogni nell’ambito di tre aree.

1) La competenza sociale, che raggruppa i dati dell’intelligenza interpersonale, in quanto capacità di relazionarsi con adulti e coetanei, e dell’intelligenza intrapersonale, che considera il grado di autostima e di motivazione ad apprendereApprendimento 'Il SNC non sarebbe in grado di sviluppare in modo autonomo, solo sulla spinta offerta dal DNA, tutte le sue potenzialità di pensiero e di linguaggio, come talora dà l'impressione di fare e come spesso viene erroneamente ritenuto. Sarà invece compito di ogni bambino attivare all'interno del proprio SNC queste potenzialità, con la costruzione di circuiti fra neuroni e ulteriori circuiti fra circuiti gi? formati, finendo anche col modificare intensamente dal punto di vista funzionale tutta la struttura nervosa disponibile. Questo attivo processo di costruzione si identifica con l'apprendimento. Apprendimento che ha luogo continuamente e intensamente soprattutto nei primi anni, durante ogni momento di veglia. Sostituire il concetto di sviluppo con il concetto di costruzione non è soltanto un gioco di parole, ma un modo di orientare in forma completamente diversa l'ottica e il compito dell'educazione e dell'insegnamento. Infatti, mentre l'idea di sviluppo si ricollega alla graduale comparsa di qualcosa che è predestinata già fino dal concepimento, l'idea di costruzione comporta la riconsiderazione e la valorizzazione dell'opera degli educatori e di tutto il contesto ambientale che circonda il piccolo. ', 4578.

2) La competenza cognitiva, che raggruppa i dati raccolti con le attività di autonomia, cioè con l’integrazione delle tre intelligenze: motoria, spaziale, legata ai dati visivi, e musicale, legata ai dati uditivi. Da questi due tipi di competenza si forma la prima costruzione della mappa episodica, col pensiero pratico.

3) Per ultima la competenza linguistica, che a questa età comporta unicamente il codice ristretto per gli usi sociali (4) con una breve attenzione al formarsi della corretta pronuncia. Non può essere ancora misurato il codice elaborato per gli usi cognitivi, nonché la comparsa dell’intelligenza logica, che formerà l’oggetto specifico dell’educazione linguistica in piccolo gruppo e dell’avvio del pensiero logico.

È opportuno che questa prima valutazione avvenga in modo individualizzato, sia osservando il piccolo mentre agisce nell’ambito del gruppo, sia invitandolo a giocare a tu per tu con l’insegnante. È quest’ultima la situazione preferita dai bambini che, abituati al rapporto individuale in famiglia, mal si adattano all’inserimento nel grande gruppo, e che invece li aiuta a stabilire un rapporto privilegiato con l’insegnante.

L’insegnante avrà poi il compito di riportare i dati, raccolti con i protocolli e sintetizzati nel profilo individuale, nel curriculum personalizzato (3), che presenta una maggiore gradualità per quanto riguarda la serie di tappe che ogni bambino dovrà percorrere, per raggiungere senza salti od omissioni una solida competenza nei vari settori dell’educazione primaria.

Nel profilo curricolare valido per i tre anni della scuola dell’infanzia vi sono solo quattro unità: una che riporta dati relativi alla capacità di relazionare con gli altri e di essere motivato verso il nuovo; una che indaga il grado di autonomia; una per le tre competenze pratiche: motoria, spaziale e musicale; una per il linguaggio.

Nella scuola dell’infanzia l’insegnante dovrà impegnare tutti i bambini per pochi minuti al giorno nell’automatizzazione del segno grafico (5), che può iniziare già a tre anni con il controllo dell’impugnatura e con la tracciatura di aste e cerchi alla lavagna per coinvolgere tutto il braccio. Si proseguirà poi sul foglio per far osservare, tracciare e verbalizzare le principali differenze che saranno utilizzate nel futuro corsivo: asta lunga, asta corta, asta sopra o sotto il rigo, semicerchi aperti in alto, in basso, a destra o a sinistra. Quindi le combinazioni dei segni con la croce, il quadrato, il cerchio con l’asta lunga o corta, l’asta con il cerchio… Infine ripetere la tracciatura lungo il rigo di base da sinistra a destra, mantenendo costante la forma.

Se i bambini entreranno alla scuola primaria con una buona, o anche solo discreta, automatizzazione dei segni grafici, potranno concentrarsi sull’identificazione dei suoni del linguaggio, per affrontare la codifica e la decodifica (6), cioè il passaggio dal suono al segno e dal segno al suono. A tal uopo gli insegnanti della scuola primaria potranno far visualizzare tutte le sillabe semplici con l’apposito cartellone.

Per quanto riguarda il numero (7) nella scuola dell’infanzia si userà l’abaco ordinato con due serie di cinque posti, che rappresentano le dita delle due mani e consentono la rappresentazione mentale di ogni numero, compreso il complemento a cinque o a dieci. Sull’abaco ordinato i bambini possono eseguire semplici somme e sottrazioni entro il dieci.

Per quanto riguarda il linguaggio i bambini andranno esercitati a codificare a voce alta i pensieri relativi alla loro autonomia. Andrà codificata un’azione e un oggetto alla volta proprio mentre il bambino la sta eseguendo; si continua con “…e poi..” aggiungendo la seconda azione e/o il secondo oggetto, e così via. Sarà così costruita la cosiddetta procedura pratica, ossia una sequenza pratica, che sarà il punto di partenza del futuro schema tempo. Il compito di codificare sequenze di autonomia pratica può essere dato anche a svolgere a casa, monitorato da un genitore.

Sempre nella scuola dell’infanzia i bambini potranno essere guidati a codificare a turno nel piccolo gruppo le relazioni logiche (8): cioè prima oggetti comuni e azioni che si possono eseguire; dall’azione si trovano le parti; dalle parti i loro attributi oppure il rapporto di spazio fisso fra le parti o fra la parte e l’oggetto.

Nella scuola primaria saranno affrontati gli schemi logici (9), cioè intere catene di relazioni logiche. Il primo schema logico è la descrizione, che sta alla base di qualsiasi futura disciplina, che però necessita della forma scritta data la sua maggiore lunghezza, che richiede troppa memoria per essere codificata con la lingua orale.

Nel passaggio alla scuola primaria le unità del profilo si moltiplicano. Per la prima classe e il primo biennio alle quattro unità iniziali si aggiungono quelle relative all’articolazione delle discipline scolastiche: il numero; la geometria; l’intelligenza logica; il linguaggio orale; il metalinguaggio; la lettura; la scrittura; la lingua inglese; l’informatica; le scienze, la geografia; la storia.

Per i primi tre anni della scuola primaria è indispensabile che l’insegnante continui con il metodo induttivo, per condurre tutta la classe alla conquista corretta e senza incertezze degli automatismi, sia della codifica, sia del calcolo aritmetico. Questo traguardo è realizzabile con l’ausilio visivo di due strumenti operativi: il cartellone delle sillabe semplici, di cui si è già parlato, e il cartellone dei numeri, sul quale è possibile visualizzare anche le tabelline della moltiplicazione e del loro inverso, la divisione.

Sono poi disponibili profili per il secondo biennio della scuola primaria e per i tre anni della scuola superiore di primo grado. Se i bambini avranno costruito con perseveranza le relazioni logiche e lo schema descrizione, potranno iniziare a confrontarsi con gli ulteriori schemi: spazio con la geografia, tempo con la storia, paragone e classificazione con le scienze, presentati anche secondo un iniziale metodo deduttivo. Il metodo induttivo andrà mantenuto sempre per quegli alunni che ne abbiano ancora bisogno.

L’uso troppo precoce del metodo deduttivo, sia nella scuola dell’infanzia col fare il pane, con le recite ecc., sia nella scuola primaria con la presentazione prevalentemente verbale di contenuti nuovi in lezioni frontali che non tengono conto dei bisogni individuali, fa sì che oggi alla scuola secondaria di primo grado siano ancora molti gli alunni confusi, che avrebbero bisogno del metodo induttivo per capire a fondo quello che viene loro presentato sia dagli insegnanti con le loro lezioni sia dai libri di testo.

Bibliografia

  1. J.Bickel – Metodo induttivo e deduttivo
  2. “ – Le buone pratiche. (2) Automatismi
  3. “ – Le buone pratiche. (1)Valutazione e Programmazione
  4. “ – Linguaggio e Lingua
  5. “ – Le buone pratiche. (3) Gli automatismi del segno grafico
  6. “ – Le buone pratiche. (4) Codifica e decodifica
  7. “ – Le buone pratiche. (5) La sistematizzazione del numero
  8. “ – L’organizzazione logica 2. Le relazioni logiche (9) “ – Gli schemi logici, prima e seconda parte di Jacqueline Bickel

Pubblicato il ‘2012-01-24
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